Il rapporto del 2000 della Commissione nazionale sul terrorismo in USA, intitolato "Countering the changing threat of international terrorism" reca in copertina, tra l'altro, la foto delle Twin Towers di New York City.
Nell'editoriale che introduce il quaderno speciale di Limes dedicato agli eventi dell'11 settembre 2001 ("La guerra al terrore"), Lucio Caracciolo ne osserva la "sinistra preveggenza" traendone spunto per considerare come la portata devastante della minaccia terroristica fosse da tempo ben chiara alle agenzie statunitensi deputate al contrasto. In effetti, seppure va considerato che le torri gemelle erano state già oggetto di un attentato molto grave nel 1993, condotto da islamisti radicali poi arrestati e condannati, c'è da dire che la lettura della ricerca della RAND, che verte su temi analoghi a quelli oggetto del rapporto sopracitato, conferma tale impressione. Come vedremo il documento, pur edito nel 1999, ha al centro tutti i dati salienti della minaccia terroristica di cui si sono occupati addetti ai lavori e mass media a partire dagli eventi di settembre, dati già oggetto, ancorché a livello di analisi, di chiare e inequivocabili acquisizioni. E' del resto evidente che, poiché i fatti dell'11 settembre e quanto ne è seguito sono accaduti, uno dei terreni di lavoro che l'intelligence dovrà percorrere è lo scarto tra la previsione di dettagliati scenari e la concreta prevenzione di atti criminali, che non sempre è possibile sventare. Al medesimo tempo, non vale almeno in questo caso lo spartiacque che la storia sembra aver disegnato tra il "prima" e il "dopo" l'11 settembre, ove solo si consideri a titolo esemplificativo che, come accennavamo, tra i punti fondamentali della premessa alla ricerca risulta una classificazione degli eventi terroristici tra i quali figurano, ad esempio, l'uso di un aeromobile dirottato per colpire un obiettivo, il bioterrorismo, nonché un ampio approfondimento sulla circostanza se la lotta al terrorismo per gli USA debba o meno - in senso positivo la conclusione - essere considerata un'opzione militare e di guerra.
La RAND è una istituzione no profit che si occupa di ricerca di analisi anche per incarico, come nel caso di specie, di organi istituzionali. Svolge tale compito da circa trent'anni e ha prodotto nel tempo anche una straordinaria documentazione relativa, ad esempio, ad una precisa cronologia degli eventi terroristici nell'intero pianeta, base di lavori approfonditi e puntuali.
Il volume, in realtà, costituisce l'insieme di tre importanti saggi, che coprono complessivamente gli elementi chiave del problema terrorismo, preceduti da un'introduzione di Ian O. Lesser che di tale problema cerca di individuare elementi innovativi e cambiamenti.
Il primo di tali saggi, a cura di Bruce Hoffman, è dedicato ai trends e alle prospettive del terrorismo. Temi oggi assai dibattuti sono esplorati e approfonditi. La c.d. guerra asimmetrica; la crescente letalità delle iniziative terroristiche e la rilevanza di strutture criminali più diffuse e non-professionali (amateurs); la ricerca di obiettivi-simbolo; il ruolo degli Stati sponsor; la crescita negli ultimi quindici anni delle motivazioni religiose e la tendenza crescente a non rivendicare gli atti.
Ci sembrano questioni di grande portata, che val la pena di cogliere nel loro rilievo scientifico in quanto frutto di analisi mirate.
Il secondo saggio, a cura di tre diversi ricercatori, esplora l'impatto dei networks sulle potenzialità terroristiche, nell'età dell'informazione, nonché le modalità organizzative "per reti" di alcune strutture del terrore.
E' questo argomento di grande dibattito, spesso senza sufficienti elementi di fatto. Il saggio tenta una definizione di "netwar" come conflitto dell'età contemporanea del quale si descrivono le caratteristiche e il disegno organizzativo: reti terroristiche, appunto, come quelle operative in Medio Oriente, che all'information technology hanno fatto e fanno frequentemente ricorso, compresa l'organizzazione di Bin Laden.
L'ultimo saggio costituisce il tentativo di collocare terrorismo e controterrorismo nel contesto strategico, con particolare riferimento ai mutamenti geopolitici del terrorismo, puntando infine l'attenzione su un profilo, ad avviso dell'Autore sempre trascurato nella strategia americana, della sicurezza interna del proprio territorio. Sensazione purtroppo confermata dagli eventi di settembre.
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